Ancora poche ore e Samantha Cristoforetti tornerà con i piedi per
Terra: in ogni senso. Il rientro della prima donna astronauta italiana
ad essere andata nello spazio è previsto nella steppa del Kazakistan,
alle ore 15.43 di oggi, con la compagnia virtuale di milioni di follower
nella diretta streaming. Dopo 200 giorni di missione, la Cristoforetti
(insieme al russo Anton Skhaplerov e all'americano Terry Verts) entrerà
nella capsula per il rientro. La navicella Soyuz TMA-15M sarà sganciata
alle 12.20 italiane - la manovra dura circa dieci minuti - e alle 15.43,
appunto, dopo più di tre ore, toccherà Terra.
Una volta sbarcata, AstroSamantha inizierà il periodo di riabilitazione, previsto dopo ogni missione spaziale, per abituarsi nuovamente alla gravità terrestre.
Cristina Comencini, secondo lei Samantha Cristoforetti è una donna “straordinaria” oppure una figlia del suo tempo?
«È tutte e due, è straordinaria ed è certamente figlia di un tempo in cui le donne stanno andando ovunque. Pure nello spazio, appunto. Forse avremo una presidentessa Usa per la prima volta. È il nostro tempo, che ci fa vedere donne dove prima non c’erano». La Cristoforetti ha modificato il modo di fare comunicazione?
«La sua semplicità è stata straordinaria. Spero proprio di incontrarla. È rimasta donna nello spazio, non ha assunto modi di comunicare omologati a quelli degli uomini. Ha studiato e lavorato tanto per avere quello che ha ottenuto, ma conservando la sua femminilità. È fondamentale che le donne entrino nella società come tali, senza perdere la differenza tra i generi».
Traguardi e record cosa rappresentano nella "battaglia” della donna per trovare spazi?
«Il fatto che molte donne ricoprano cariche importanti è un esempio per le giovani generazioni che possono pensare che, studiando, si può andare nello spazio e che le porte che cominciano ad aprirsi potrebbero essere aperte anche per loro. Ora c’è da fare il lavoro sulla Terra: le donne devono entrare nella società rimanendo se stesse e questo è un lavoro tutto da sviluppare. Non deve essere la società a fare loro posto alle donne, ma devono essere loro a cambiarla. Per la prima volta, potremmo avere una società di pari e diversi». L’impresa di AstroSamantha cambierà il modo di percepire la donna da parte degli uomini?
«Lo sta già cambiando. Ma questo è un mutamento lento che nella vita di tutti i giorni richiederà molto tempo. A essere importante è che non si crei un baratro tra sessi, che la libertà delle donne non crei terrore negli uomini. Insomma, non provochi separazione ma la possibilità di stare insieme in un altro modo». La società ha bisogno di superdonne per dare spazio alle donne normali?
«Bisognerebbe rifiutarsi se essere superdonne significa fare trafile dure per arrivare in posti alti, rinunciando ai propri desideri perché se “non stai a quel gioco” non ce la fai. Se invece si arriva ai vertici mantenendo la propria identità, le superdonne possono servire. Gli esempi ci interessano se poi sono seguiti dall’entrata larga delle donne nella società. Un cambiamento che non sappiamo immaginare». A volte, però, la Cristoforetti è stata trattata secondo lo stereotipo della donna e non per il suo ruolo…
«Non sono d’accordo con gli stereotipi, ma neppure sul dire che non c’è differenza tra uomo e donna. Molte volte mi chiedono come sia scrivere da donna. Da ridere. Cerco di far capire che sono fondate sullo stereotipo ma che dietro c’è una più importante questione di identità. La Cristoforetti ha mostrato rigore professionale e femminilità».
Una volta sbarcata, AstroSamantha inizierà il periodo di riabilitazione, previsto dopo ogni missione spaziale, per abituarsi nuovamente alla gravità terrestre.
Cristina Comencini, secondo lei Samantha Cristoforetti è una donna “straordinaria” oppure una figlia del suo tempo?
«È tutte e due, è straordinaria ed è certamente figlia di un tempo in cui le donne stanno andando ovunque. Pure nello spazio, appunto. Forse avremo una presidentessa Usa per la prima volta. È il nostro tempo, che ci fa vedere donne dove prima non c’erano». La Cristoforetti ha modificato il modo di fare comunicazione?
«La sua semplicità è stata straordinaria. Spero proprio di incontrarla. È rimasta donna nello spazio, non ha assunto modi di comunicare omologati a quelli degli uomini. Ha studiato e lavorato tanto per avere quello che ha ottenuto, ma conservando la sua femminilità. È fondamentale che le donne entrino nella società come tali, senza perdere la differenza tra i generi».
Traguardi e record cosa rappresentano nella "battaglia” della donna per trovare spazi?
«Il fatto che molte donne ricoprano cariche importanti è un esempio per le giovani generazioni che possono pensare che, studiando, si può andare nello spazio e che le porte che cominciano ad aprirsi potrebbero essere aperte anche per loro. Ora c’è da fare il lavoro sulla Terra: le donne devono entrare nella società rimanendo se stesse e questo è un lavoro tutto da sviluppare. Non deve essere la società a fare loro posto alle donne, ma devono essere loro a cambiarla. Per la prima volta, potremmo avere una società di pari e diversi». L’impresa di AstroSamantha cambierà il modo di percepire la donna da parte degli uomini?
«Lo sta già cambiando. Ma questo è un mutamento lento che nella vita di tutti i giorni richiederà molto tempo. A essere importante è che non si crei un baratro tra sessi, che la libertà delle donne non crei terrore negli uomini. Insomma, non provochi separazione ma la possibilità di stare insieme in un altro modo». La società ha bisogno di superdonne per dare spazio alle donne normali?
«Bisognerebbe rifiutarsi se essere superdonne significa fare trafile dure per arrivare in posti alti, rinunciando ai propri desideri perché se “non stai a quel gioco” non ce la fai. Se invece si arriva ai vertici mantenendo la propria identità, le superdonne possono servire. Gli esempi ci interessano se poi sono seguiti dall’entrata larga delle donne nella società. Un cambiamento che non sappiamo immaginare». A volte, però, la Cristoforetti è stata trattata secondo lo stereotipo della donna e non per il suo ruolo…
«Non sono d’accordo con gli stereotipi, ma neppure sul dire che non c’è differenza tra uomo e donna. Molte volte mi chiedono come sia scrivere da donna. Da ridere. Cerco di far capire che sono fondate sullo stereotipo ma che dietro c’è una più importante questione di identità. La Cristoforetti ha mostrato rigore professionale e femminilità».
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