MILANO - "Ballo da sempre, tutto qui", a parlare il ballerino Roberto Bolle, a nudo in tutti i sensi, per "Vanity Fair": "A 4 anni - ha dichiarato alla rivista - il sabato sera, c’era Fantastico
e io ballavo davanti al televisore. A 7, ho visto quello che stava
imparando una compagna a scuola di danza, e ho chiesto di essere
iscritto anche io. Il primo impatto non mi è piaciuto – ero abituato a
muovermi liberamente e invece lì erano regole e schematismi – ma pian
piano mi sono innamorato dei movimenti, della forma mentale. Oggi,
nell’era dei talent, la danza va di moda anche tra i maschi, all’epoca ero solo, ma non ci sono stati con gli amici momenti di imbarazzo alla Billy Elliot,
perché quello era un momento della mia giornata che non si intersecava
con gli altri: andavo a scuola, andavo ai boy scout, andavo a ballare".
La solitudine però è sempre stata presente: "Non mi pesavano i corsi, le lunghe ore di lezione. Mi pesava quello che veniva dopo: aspettare da solo la mensa serale, rientrare da solo a casa della vecchia signora dove abitavo, chiudermi da solo nella mia stanza a fare i compiti. Ero poco più che un bambino, mi mancavano i miei genitori, i miei fratelli. Piangevo".
La solitudine però è sempre stata presente: "Non mi pesavano i corsi, le lunghe ore di lezione. Mi pesava quello che veniva dopo: aspettare da solo la mensa serale, rientrare da solo a casa della vecchia signora dove abitavo, chiudermi da solo nella mia stanza a fare i compiti. Ero poco più che un bambino, mi mancavano i miei genitori, i miei fratelli. Piangevo".
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