Ilaria D'Amico è pronta per una nuova avventura
televisiva: commenterà gli Europei per Sky Calcio Show dopo una lunga
pausa dovuta alla gravidanza e alla nascita del figlio avuto con Gigi Buffon. Nel frattempo si racconta in una lunga intervista a 'Vanity Fair'. Dalle cotte adolescenziali al suo temperamento vivace fino al mancato aborto della mamma: la conduttrice è un libro aperto
LA NUOVA SFIDA Sulle pagine di 'Vanity Fair' anche le emozioni per questa nuova sfida professionale: "Non è un nuovo inizio e non sento alcuna pressione, ma solo l’emozione e la felicità di tornare a fare il mio lavoro dopo essermi presa il giusto tempo per essere madre e aver oliato quella macchina complessa che è la famiglia allargata".
ADOLESCENZA IRREQUIETA Ilaria ammette di essere stata pestifera sin da piccola e che amava uscire e divertirsi. Molto diversa dalla figlia maggiore, ha dato qualche preoccupazione in più alla mamma: "Mi piaceva stare in mezzo alla gente, alle feste in discoteca, e discoteca per mia madre significava una cosa sola: droga, aghi, cocaina, dissoluzione. La cocaina c’era, ma con me avrebbe potuto star tranquilla... Sa come mi soprannominavano le amiche? Digos. Ero la rompipalle che finiva per controllare gli altri. Non so se sia stata paura che qualcuno potesse approfittarsene o timore di non essere più padrona di me stessa. Ma alle feste mi fermavo al secondo bicchiere di vino e non ho mai avuto voglia di andare oltre. Poi magari ballavo fino alle 6 del mattino, ma lucida. Senza veleni. Al massimo a dare la pozione sono stata io... Mia madre non voleva farmi andare in discoteca e così mi feci consigliare da un amico che studiava Farmacia il sonnifero giusto da mettere nel vino, una sera, per addormentare lei e il suo compagno. Dormirono fino a quando, sospettando di aver sbagliato il dosaggio e di averla combinata più grossa del previsto, non li svegliai io tornando a casa".
Era solita scappare di casa, ma non sempre le andava bene: "Una sera, al mare, dico a mia madre: 'Dormo al piano di sopra'. Salgo, mi vesto di soppiatto, mi calo dalla finestra e mi preparo a scavalcare il cancello del giardino. Lei era dall’altra parte dell’inferriata". LE COTTE ADOLESCENZIALI La mamma è stata in ansia anche quando Ilaria si prese una cotta per il suo professore Gianni Barbarella: "Era il nostro professore di Lettere. Ci aiutò a essere curiosi, a non farci suggerire dagli altri che cosa pensare, e a chiederci sempre il perché. L’ultimo giorno di scuola salimmo tutti sui banchi per salutarlo come nella scena finale dell’Attimo fuggente. Per lui ho provato un’attrazione che spinse mia madre, preoccupata, ad andarci a parlare. Un invaghimento letterario che solo un galantuomo equilibrato come lui avrebbe potuto ignorare". Questa attrazione l'aveva spinta a desiderare di essere un'insegnante, cosa che avrebbe fatto se non fosse diventata la conduttrice di un programma sportivo. IL RAPPORTO CON LA MAMMA Alla domanda sul rapporto con la mamma, Ilaria spiega che si è sviluppato sempre nel rispetto delle reciproche indipendenze. "Fin da quando sono nata, nel 1973. Mia madre conduceva già da tempo un’aspra battaglia per separarsi dal marito e portare la prima figlia con sé. A quell’epoca la patria potestà era la regola e mio padre non lo avrebbe mai permesso. Dormivano separati quando all’improvviso morì mio nonno materno. Una notte, mentre lei elaborava il lutto, ci fu un momento di tenerezza". E lì fu concepita lei.
"Si figuri la sua felicità per quella figlia arrivata per caso. Prigioniera di un matrimonio che non aveva mai trovato pace, col dubbio di poter perdere ogni libertà residua, si disse: 'Non posso'. Tenne nascosta la gravidanza e decise di abortire. Contattò un medico che operava in clandestinità, si confidò con un’unica amica, tacque con la madre e con le sorelle, prese l’appuntamento con il dottore e fissò il giorno... Poi una notte sognò suo padre e a quel sogno, qualche giorno dopo, seguì una telefonata. Era la segretaria del medico che si scusava. Il dottore si era dovuto trattenere a Firenze e avrebbe potuto operarla solo nel pomeriggio. 'Non vengo più, grazie', disse. Poi riagganciò. Era il segno che aspettava... Se avesse scelto diversamente non sarei qui".
LA NUOVA SFIDA Sulle pagine di 'Vanity Fair' anche le emozioni per questa nuova sfida professionale: "Non è un nuovo inizio e non sento alcuna pressione, ma solo l’emozione e la felicità di tornare a fare il mio lavoro dopo essermi presa il giusto tempo per essere madre e aver oliato quella macchina complessa che è la famiglia allargata".
ADOLESCENZA IRREQUIETA Ilaria ammette di essere stata pestifera sin da piccola e che amava uscire e divertirsi. Molto diversa dalla figlia maggiore, ha dato qualche preoccupazione in più alla mamma: "Mi piaceva stare in mezzo alla gente, alle feste in discoteca, e discoteca per mia madre significava una cosa sola: droga, aghi, cocaina, dissoluzione. La cocaina c’era, ma con me avrebbe potuto star tranquilla... Sa come mi soprannominavano le amiche? Digos. Ero la rompipalle che finiva per controllare gli altri. Non so se sia stata paura che qualcuno potesse approfittarsene o timore di non essere più padrona di me stessa. Ma alle feste mi fermavo al secondo bicchiere di vino e non ho mai avuto voglia di andare oltre. Poi magari ballavo fino alle 6 del mattino, ma lucida. Senza veleni. Al massimo a dare la pozione sono stata io... Mia madre non voleva farmi andare in discoteca e così mi feci consigliare da un amico che studiava Farmacia il sonnifero giusto da mettere nel vino, una sera, per addormentare lei e il suo compagno. Dormirono fino a quando, sospettando di aver sbagliato il dosaggio e di averla combinata più grossa del previsto, non li svegliai io tornando a casa".
Era solita scappare di casa, ma non sempre le andava bene: "Una sera, al mare, dico a mia madre: 'Dormo al piano di sopra'. Salgo, mi vesto di soppiatto, mi calo dalla finestra e mi preparo a scavalcare il cancello del giardino. Lei era dall’altra parte dell’inferriata". LE COTTE ADOLESCENZIALI La mamma è stata in ansia anche quando Ilaria si prese una cotta per il suo professore Gianni Barbarella: "Era il nostro professore di Lettere. Ci aiutò a essere curiosi, a non farci suggerire dagli altri che cosa pensare, e a chiederci sempre il perché. L’ultimo giorno di scuola salimmo tutti sui banchi per salutarlo come nella scena finale dell’Attimo fuggente. Per lui ho provato un’attrazione che spinse mia madre, preoccupata, ad andarci a parlare. Un invaghimento letterario che solo un galantuomo equilibrato come lui avrebbe potuto ignorare". Questa attrazione l'aveva spinta a desiderare di essere un'insegnante, cosa che avrebbe fatto se non fosse diventata la conduttrice di un programma sportivo. IL RAPPORTO CON LA MAMMA Alla domanda sul rapporto con la mamma, Ilaria spiega che si è sviluppato sempre nel rispetto delle reciproche indipendenze. "Fin da quando sono nata, nel 1973. Mia madre conduceva già da tempo un’aspra battaglia per separarsi dal marito e portare la prima figlia con sé. A quell’epoca la patria potestà era la regola e mio padre non lo avrebbe mai permesso. Dormivano separati quando all’improvviso morì mio nonno materno. Una notte, mentre lei elaborava il lutto, ci fu un momento di tenerezza". E lì fu concepita lei.
"Si figuri la sua felicità per quella figlia arrivata per caso. Prigioniera di un matrimonio che non aveva mai trovato pace, col dubbio di poter perdere ogni libertà residua, si disse: 'Non posso'. Tenne nascosta la gravidanza e decise di abortire. Contattò un medico che operava in clandestinità, si confidò con un’unica amica, tacque con la madre e con le sorelle, prese l’appuntamento con il dottore e fissò il giorno... Poi una notte sognò suo padre e a quel sogno, qualche giorno dopo, seguì una telefonata. Era la segretaria del medico che si scusava. Il dottore si era dovuto trattenere a Firenze e avrebbe potuto operarla solo nel pomeriggio. 'Non vengo più, grazie', disse. Poi riagganciò. Era il segno che aspettava... Se avesse scelto diversamente non sarei qui".
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