Silvio Berlusconi conferma la linea dura nei rapporti col governo
decisa dopo quello che ha considerato il «tradimento» del Quirinale.
Così, con un nuovo affondo, il leader di Forza Italia garantisce che il
suo partito si «riprenderà il ruolo di opposizione a 360 gradi». Una
conferma sulla rottura, ormai irreparabile del patto del Nazareno?
Difficile a dirsi, visto che comunque il Cavaliere dice che «Forza
Italia dirà sì alle riforme, ma solo a quelle che risulteranno positive
per l'Italia».
I toni duri e l'appello a «lavorare per un centrodestra forte e compatto», allontanano le nere nubi che avevano affollato i cieli forzisti. Il capo dei frondisti Raffaele Fitto, plaude alla nuova linea e chiede di «passare dalle parole ai fatti» tornando di fatto a chiedere la “testa” dei capigruppo Brunetta e Romani. «Meglio tardi che mai», commenta invece Salvini, che non chiude ad alleanze con Fi in vista delle regionali ma annuncia di voler vedere al più presto Berlusconi «per comprendere se ha capito davvero che Renzi è un problema». A fare le spese del nuovo corso annunciato da Berlusconi potrebbe essere la legge elettorale. Il Cav ha detto che FI non «accetterà tutto quello che ad oggi abbiamo accettato, come il doppio turno e il premio al 40%», si opporrà al ritorno delle “preferenze che contengono un mare di pericoli” e allo sbarramento al 3%. Domani si torna a discutere nell'aula della Camera la riforma del Senato e del bicameralismo e anche lì Forza Italia potrebbe decidere di fare opposizione dura e rallentare i lavori. Sempre questa settimana poi sarà incardinato al Senato il ddl anticorruzione. Renzi però non sembra volere subire i diktat del Cavaliere e non si fa spaventare dagli annunci: «Andremo avanti – detta la linea ai suoi - vedremo se il Cav strappa davvero su riforme concordate insieme non per fare un favore a me ma al paese». Certo al Senato la maggioranza è sul filo e quindi il premier ha fra i suoi obiettivi quella di rafforzarla con nuovi innesti. Fermo restando che fra tutti i partiti presenti in Parlamento il Pd renziano è quello che meno teme un ritorno alle urne. Intanto Scelta civica, il soggetto fondato da Mario Monti rimasto ormai con soli 25 deputati per il passaggio di molti esponenti al Pd, ha eletto come segretario Enrico Zanetti: “Continueremo a votare con la maggioranza - dice Zanetti - ma serve un chiarimento con il Pd. Non siamo fessi e non siamo disponibili al sacrificio”.
I toni duri e l'appello a «lavorare per un centrodestra forte e compatto», allontanano le nere nubi che avevano affollato i cieli forzisti. Il capo dei frondisti Raffaele Fitto, plaude alla nuova linea e chiede di «passare dalle parole ai fatti» tornando di fatto a chiedere la “testa” dei capigruppo Brunetta e Romani. «Meglio tardi che mai», commenta invece Salvini, che non chiude ad alleanze con Fi in vista delle regionali ma annuncia di voler vedere al più presto Berlusconi «per comprendere se ha capito davvero che Renzi è un problema». A fare le spese del nuovo corso annunciato da Berlusconi potrebbe essere la legge elettorale. Il Cav ha detto che FI non «accetterà tutto quello che ad oggi abbiamo accettato, come il doppio turno e il premio al 40%», si opporrà al ritorno delle “preferenze che contengono un mare di pericoli” e allo sbarramento al 3%. Domani si torna a discutere nell'aula della Camera la riforma del Senato e del bicameralismo e anche lì Forza Italia potrebbe decidere di fare opposizione dura e rallentare i lavori. Sempre questa settimana poi sarà incardinato al Senato il ddl anticorruzione. Renzi però non sembra volere subire i diktat del Cavaliere e non si fa spaventare dagli annunci: «Andremo avanti – detta la linea ai suoi - vedremo se il Cav strappa davvero su riforme concordate insieme non per fare un favore a me ma al paese». Certo al Senato la maggioranza è sul filo e quindi il premier ha fra i suoi obiettivi quella di rafforzarla con nuovi innesti. Fermo restando che fra tutti i partiti presenti in Parlamento il Pd renziano è quello che meno teme un ritorno alle urne. Intanto Scelta civica, il soggetto fondato da Mario Monti rimasto ormai con soli 25 deputati per il passaggio di molti esponenti al Pd, ha eletto come segretario Enrico Zanetti: “Continueremo a votare con la maggioranza - dice Zanetti - ma serve un chiarimento con il Pd. Non siamo fessi e non siamo disponibili al sacrificio”.
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