Visitatori contro il caro-prezzi nel sito Expo e molti si portano il
panino da casa. Nella cittadella dell'Esposizione, che parla di cibo e
del diritto alla nutrizione per tutti, pranzare può essere un salasso. A
confermarlo è lo stesso commissario unico, Giuseppe Sala, pronto a
correre ai ripari, lanciando «un suggerimento forte ai partecipanti di
Expo per tenere i prezzi della ristorazione a livello accessibili, ma
non è possibile imporre nulla».
Scontrini esorbitanti non solo nei ristoranti dei padiglioni, con menu che possono arrivare oltre i 100 euro, ma anche nei punti ristoro lungo il decumano, la strada che attraversa il sito: una bottiglietta d'acqua fino a 2 euro - meglio andare alla ricerca dei distributori di acqua gratuita - un espresso oscilla da 1,30 a 1,50, un toast a 5, una bruschetta a 5,50, una piadina non meno di 7. Non solo spuntini e street food, perché i visitatori sono alla ricerca dell'avventura gastronomica: dalla crpe dell'Angola al fast food thailandese. L'evento mondiale scatena la voglia di degustazioni: infatti, si stimano che saranno serviti 26 milioni di pasti durante il semestre. A Expo mangiare è quasi un obbligo, ma seduti a un ristorante è un'esperienza improponibile per molti portafogli. Una carrellata di sapori che si fanno pagare troppo, anche se la qualità e l'originalità è ovvio che possano costare più del previsto: per una tortilla spagnola di patate si spende 12 euro, si sale a 35 con l'assaggio di prosciutto iberico. Un bicchierino di succo di maracuja, mora, mango in Colombia a 4 euro. Tripudio di carne all'Uruguay: una bistecca a 25 euro, il medaglione di filetto a 36. Non è a buon mercato la cucina nostrana: pizza margherita a 10 euro, trofie al pesto a 12, polenta e baccalà a 16. Il consiglio è di non perdere d'occhio i listini esposti. Si va sul sicuro da Cir food, Cooperativa italiana di ristorazione concessionaria ufficiale di Expo, dove i prezzi sono calmierati: un'insalatona con bibita e dessert a 10 euro, pasta con pomodoro e basilico fresco a 5.
Scontrini esorbitanti non solo nei ristoranti dei padiglioni, con menu che possono arrivare oltre i 100 euro, ma anche nei punti ristoro lungo il decumano, la strada che attraversa il sito: una bottiglietta d'acqua fino a 2 euro - meglio andare alla ricerca dei distributori di acqua gratuita - un espresso oscilla da 1,30 a 1,50, un toast a 5, una bruschetta a 5,50, una piadina non meno di 7. Non solo spuntini e street food, perché i visitatori sono alla ricerca dell'avventura gastronomica: dalla crpe dell'Angola al fast food thailandese. L'evento mondiale scatena la voglia di degustazioni: infatti, si stimano che saranno serviti 26 milioni di pasti durante il semestre. A Expo mangiare è quasi un obbligo, ma seduti a un ristorante è un'esperienza improponibile per molti portafogli. Una carrellata di sapori che si fanno pagare troppo, anche se la qualità e l'originalità è ovvio che possano costare più del previsto: per una tortilla spagnola di patate si spende 12 euro, si sale a 35 con l'assaggio di prosciutto iberico. Un bicchierino di succo di maracuja, mora, mango in Colombia a 4 euro. Tripudio di carne all'Uruguay: una bistecca a 25 euro, il medaglione di filetto a 36. Non è a buon mercato la cucina nostrana: pizza margherita a 10 euro, trofie al pesto a 12, polenta e baccalà a 16. Il consiglio è di non perdere d'occhio i listini esposti. Si va sul sicuro da Cir food, Cooperativa italiana di ristorazione concessionaria ufficiale di Expo, dove i prezzi sono calmierati: un'insalatona con bibita e dessert a 10 euro, pasta con pomodoro e basilico fresco a 5.
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