Una scia luminosa nel cielo e la felicità di credere che fosse una stella. Era il 28 luglio, magari una stella in anticipo.
La traettoria di quella scia era finita nel cortile di quella casa di Torello, a Mercato San Severino. Mario Pellegrino, il padrone di casa, l’aveva vista cadere, e aveva enumerato i desideri: un po’ di soldi, la salute per sè e per tutti i familiari. Desideri, alla fine, modesti. Lui sognava la svolta. Ma non volle esagerare.
La mattina dopo Mario Pellegrino, sessant’anni, la licenza di fuochista appesa da qualche parte in casa, credette di aver sognato. Andò fuori, giusto per togliersi ogni scrupolo. E nel recinto del suo maialino trovò una pietra con un forte odore di zolfo.
Un meteorite? Ne sapeva poco e così, un po’ emozionato e pure incerto, bussò alla porta del suo amico Vincenzo Moreno, a un tiro di schioppo da Torello. Gli mostrò quella pietra.
Nemmeno Vincenzo ne sapeva molto. La pietra finì in una busta, come una reliquia. Pensarono: vabbè e se fosse preziosa? Se, invece che la stella, potevano legare a questo strano minerale la loro fortuna? Toccò a Mario custodire quello sconosciuto tesoro. Lui è stato custode per una vita, alla Polveriera, dove si fabbricano i botti per le feste patronali. Sa come si maneggia una cosa delicata. Vincenzo, invece, ha fatto il sarto, una vita a tagliare e cucire. E così hanno pensato di mostrarla a qualcuno, ma chi valuta se una pietra è o non è un pezzo di un universo o poco più di una pietra pomice?
Così hanno voluto fotografarla e lanciare un appello attraverso il nostro giornale. Cos’è questa pietra e quanto vale? E nel pomeriggio infuocato della vigilia di Ferragosto si sono messi in cammino, la pietra sempre nella tasca dei pantaloni di Mario, il proprietario della pietra. «Qualche esperto la vedrà sul giornale e ci dirà, noi non ne capiamo nulla». Fosse stata una stella, avrebbero potuto affidarle i propri desideri. Ma col meteorite, come si fa? Il dieci agosto tutti e due hanno guardato il cielo, insieme. Ma non c’erano stelle e neppure meteoriti.
La traettoria di quella scia era finita nel cortile di quella casa di Torello, a Mercato San Severino. Mario Pellegrino, il padrone di casa, l’aveva vista cadere, e aveva enumerato i desideri: un po’ di soldi, la salute per sè e per tutti i familiari. Desideri, alla fine, modesti. Lui sognava la svolta. Ma non volle esagerare.
La mattina dopo Mario Pellegrino, sessant’anni, la licenza di fuochista appesa da qualche parte in casa, credette di aver sognato. Andò fuori, giusto per togliersi ogni scrupolo. E nel recinto del suo maialino trovò una pietra con un forte odore di zolfo.
Un meteorite? Ne sapeva poco e così, un po’ emozionato e pure incerto, bussò alla porta del suo amico Vincenzo Moreno, a un tiro di schioppo da Torello. Gli mostrò quella pietra.
Nemmeno Vincenzo ne sapeva molto. La pietra finì in una busta, come una reliquia. Pensarono: vabbè e se fosse preziosa? Se, invece che la stella, potevano legare a questo strano minerale la loro fortuna? Toccò a Mario custodire quello sconosciuto tesoro. Lui è stato custode per una vita, alla Polveriera, dove si fabbricano i botti per le feste patronali. Sa come si maneggia una cosa delicata. Vincenzo, invece, ha fatto il sarto, una vita a tagliare e cucire. E così hanno pensato di mostrarla a qualcuno, ma chi valuta se una pietra è o non è un pezzo di un universo o poco più di una pietra pomice?
Così hanno voluto fotografarla e lanciare un appello attraverso il nostro giornale. Cos’è questa pietra e quanto vale? E nel pomeriggio infuocato della vigilia di Ferragosto si sono messi in cammino, la pietra sempre nella tasca dei pantaloni di Mario, il proprietario della pietra. «Qualche esperto la vedrà sul giornale e ci dirà, noi non ne capiamo nulla». Fosse stata una stella, avrebbero potuto affidarle i propri desideri. Ma col meteorite, come si fa? Il dieci agosto tutti e due hanno guardato il cielo, insieme. Ma non c’erano stelle e neppure meteoriti.
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