lunedì 27 ottobre 2014

Crisi e tecnologia: la paghetta dei genitori su carta prepagata, ma più bassa degli scorsi anni

«Me lo compri papà?» Forse una volta funzionava così. Ma i tempi cambiano e oggi i ragazzi hanno in tasca la paghetta 2.0, vale a dire la carta di credito ricaricabile con cui mamma e papà finanziano la ”settimana” di piccole spese. 
Tutto al passo con i tempi, compresi purtroppo anche i versamenti: con la crisi, infatti, la paghetta virtuale scende anche fino a 5 euro settimanali. A rivelarlo è uno sondaggio, effettuato su 500 clienti di City Poste Payment, da cui emerge che 3 genitori su 5 scelgono la prepagata per i figli.  Si tratta di ragazzi tra 12 e 16 anni che decidono di spendere i loro soldi per acquisti di tutti i giorni ma non solo.




 Va da sé infatti che, al contrario dei contanti, con una carta prepagata i genitori hanno maggiori possibilità di vedere dove e come vengono spesi i soldi. Ed ecco allora la lista delle priorità: 1 su 4 spende per le ricariche del cellulare e meno di 1 su 5 per piccoli gadget di elettronica, il 13% va in pizzeria e al fast food. Il 10% acquista cosmetici, il 9% va dal parrucchiere o nei centri estetici e il 7% in palestra e corsi vari. C'è anche un 6% che spende per cinema e teatro. Meno del 5% acquista piccoli accessori d'abbigliamento. C'è di tutto, quindi.  Ma nella carta quanti soldi ci vanno a finire?
Nel 20% dei casi si tratta di circa 30 euro a settimana, mentre un ragazzo su 10 riceve ben 50 euro e solo il 3% li supera. Ma la maggior parte, il 37%, riceve bonifici sulla carta prepagata di appena 5 euro a settimana. «Anche la paghetta – spiega Antonio Palma, della Federazione italiana medici pediatri – si adegua ai tempi. E' giusto che i ragazzi imparino che, se la famiglia è in difficoltà, per loro c'è il contenimento della paghetta che resta comunque il metodo migliore per insegnare ai figli a gestire le risorse. Rispetto al versare soldi a richiesta, in quel modo si va fuori controllo. Temo però che, nel caso delle 5 euro, si tratti di una ”falsa paghetta”, che viene integrata con altri soldi a consumo». 


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