Il premier riunisce il Parlamentino dem per fare la
conta: "Quella sul lavoro è la riforma più di sinistra che sia mai
stata fatta", afferma. Ma la minoranza, pur tra mugugni, non vota contro
evitando gesti di rottura.
"Respingo la tesi che l'astensionismo in Emilia Romagna derivi dalla disaffezione per il Jobs act. E' una lettura superficiale e discutibile". Così Matteo Renzi, in direzione Pd, facendo l'analisi del voto delle Regionali e respingendo le accuse della minoranza dem. "I filosofi hanno solo interpretato il mondo, si tratta ora di cambiarlo, diceva Marx", ha aggiunto il premier citando l'intellettuale tedesco. "E ora di cambiare", ha ribadito.
Renzi riunendo il Parlamentino Pd aveva chiesto di esprimere un voto affinché possa capire se la direzione del partito democratico "è convinta che le riforme vadano accelerate o rallentate". "Io chiedo un voto sulla convinzione di proseguire il disegno delle riforme", ha spiegato. "Il Pd deve rivoltare l'Italia come un calzino senza preoccuparsi se possono cambiare i sondaggi. I sondaggi del Pd vanno benissimo, casomai quelli su di me meno, ma io sono qui per cambiare l'Italia non i sondaggi. Io continuerò ad andare in giro per l'Italia senza fermarmi", ha continuato Renzi, che teme che la minoranza del Pd, con i bersaniani guidati da Speranza, non voti.
Dalla minoranza nessun gesto di rottura - La minoranza ha evitato due gesti di rottura. Aveva minacciato di presentare un ordine del giorno per chiedere un referendum tra la base del Pd sulle politiche del governo, mentre il documento effettivamente presentato da Zoggia chiede una "ampia consultazione della base"; e infatti il documento è stato "assunto" dalla presidenza e approvato senza nemmeno votarlo. Inoltre la minoranza èuscita dalla sala al momento del voto dell'ordine del giorno con cui si approvava la relazione di Renzi e si impegnava il partito a portare avanti le riforme "senza indugio". Non ha quindi votato contro.
Il presidente del Consiglio ha poi ribadito: "Il Jobs act ritengo sia la riforma più di sinistra mai fatta nel mercato del lavoro. Non posso escludere che qualcuno non sia andato a votare per il Jobs act, ma dire che per questo c'è stato il crollo in Emilia-Romagna è un esercizio ambiguo".
Sulla proposta di Silvio Berlusconi di pensare prima al Colle che all'Italicum, ha chiarito: "E' da respingere al mittente, ora dobbiamo tradurre l'Italicum in atto di legge, non perché vogliamo andare a votare".
A M5S, o ad una parte di essi, invece, "non stiamo chiedendo un'alleanza politica, nessuna strana coalizione ma dobbiamo vedere se su alcune cose di buon senso riusciamo a farli discutere", ha proseguito parlando della crisi del grillismo che "per le prossime scadenze può portare i loro elettori con la destra più radicale ma apre anche una questione istituzionale di particolare interesse e rilievo e vorrei che non la buttassimo via".
Renzi parla anche di "una nuova destra che avanza e che gioca la carta dell'immigrazione in modo spregiudicato forse perché nelle periferie possiamo e dobbiamo fare di più". Il Pd "non deve sottovalutare la nuova destra e guardarla negli occhi su terreno da sempre scivoloso per la sinistra, come l'immigrazione, su cui noi abbiamo visione opposta".
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