«Nel film sono quasi sempre fatto di Lsd. Ma ora vado a letto presto e
non mi drogo più. La droga è una schifezza, meglio lasciarla perdere.
L’unica sostanza che mi concedo, ormai, è un bicchiere di vino a cena».
Anche le icone rock come Iggy Pop, a 69 anni, devono tirare il freno a
mano. Invitato a Cannes per presentare Gimme Danger, film tributo di Jim
Jarmusch dedicato alla storia della sua band, gli Stooges, il cantante
ha affrontato di petto la sua (ruggente) età. «Per i ragazzi che oggi
fanno musica tecno io sono roba vecchia. Roba buona, ma vecchia.
Che si fotta l’orgoglio: non mi importa». La disintossicazione dalla droga («Per colpa dell’eroina ci siamo comportati in maniera molto poco professionale», dice nel film commentando lo storico schianto del furgone della band contro un cavalcavia), è tuttavia l’unica vera differenza tra l’Iggy Pop degli anni 70 e quello che ieri si è presentato sul tappeto rosso di Cannes, con il dito medio alzato e un paio di pantofole ai piedi. Del suo gruppo, gli Stooges, Iggy è uno dei pochi sopravvissuti. E l’unica cosa che gli fa tremare la voce, in conferenza stampa, è il ricordo degli amici scomparsi, come i fratelli Ron e Scott Asheton. «Lasciavamo che le cose ci capitassero, come band non pianificavamo niente. Io ero sempre molto poco lucido, scoppiavo a ridere e un secondo dopo diventavo molto aggressivo. Non capivamo niente di diritti o di royalties, ci bastava vedere i nostri nomi sul retro del disco. Oggi la rivoluzione digitale ha cambiato tutto. Oggi basta schiacciare un bottone per diventare ricchi». Più ricchi degli Stooges forse, ma non altrettanto famosi. «Ho fatto un film su di loro per un solo motivo - ha spiegato Jarmusch - perché sono stati la rock band più importante della storia». Anche se proprio per questa ragione la ricerca di materiale originale per comporre il film è stata più difficile del previsto: «Per aiutare Jim a trovare dei filmati inediti ho dovuto scomodare molti di quegli strani personaggi che ci giravano intorno al tempo, inclusi vecchi spacciatori». Ironico e pieno di energia, Iggy Pop ha chiuso l’incontro diventando improvvisamente serio: «Non voglio essere considerato cool - ha detto - né alternativo, rock o punk. Oggi voglio solo essere».
Che si fotta l’orgoglio: non mi importa». La disintossicazione dalla droga («Per colpa dell’eroina ci siamo comportati in maniera molto poco professionale», dice nel film commentando lo storico schianto del furgone della band contro un cavalcavia), è tuttavia l’unica vera differenza tra l’Iggy Pop degli anni 70 e quello che ieri si è presentato sul tappeto rosso di Cannes, con il dito medio alzato e un paio di pantofole ai piedi. Del suo gruppo, gli Stooges, Iggy è uno dei pochi sopravvissuti. E l’unica cosa che gli fa tremare la voce, in conferenza stampa, è il ricordo degli amici scomparsi, come i fratelli Ron e Scott Asheton. «Lasciavamo che le cose ci capitassero, come band non pianificavamo niente. Io ero sempre molto poco lucido, scoppiavo a ridere e un secondo dopo diventavo molto aggressivo. Non capivamo niente di diritti o di royalties, ci bastava vedere i nostri nomi sul retro del disco. Oggi la rivoluzione digitale ha cambiato tutto. Oggi basta schiacciare un bottone per diventare ricchi». Più ricchi degli Stooges forse, ma non altrettanto famosi. «Ho fatto un film su di loro per un solo motivo - ha spiegato Jarmusch - perché sono stati la rock band più importante della storia». Anche se proprio per questa ragione la ricerca di materiale originale per comporre il film è stata più difficile del previsto: «Per aiutare Jim a trovare dei filmati inediti ho dovuto scomodare molti di quegli strani personaggi che ci giravano intorno al tempo, inclusi vecchi spacciatori». Ironico e pieno di energia, Iggy Pop ha chiuso l’incontro diventando improvvisamente serio: «Non voglio essere considerato cool - ha detto - né alternativo, rock o punk. Oggi voglio solo essere».
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